Marea XXII

Su! Sedetevi miei cari parenti
Ho per voi preparato leccornie
un pranzo dalle infinite cromie
Su! Dovete affilare i vostri denti

piatti che sono in numero di venti
Ecco qua per voi entrée di porcherie
e pasticcio di boeuf da vaccherie
una fiammata di animelle ardenti

Ecco oltre a ciò roventini in brodaglia
qui raggrumati con noce moscata
quindi stracotto da poco il rognone

al gusto dolce di piscio su paglia
un chianti poi marsalato d'annata
per dolce torta al sapor di cartone
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7 risposte a Marea XXII

  1. LuxOr ha detto:

    Altro problema: prima del dramma ho inserito alcuni sonetti relativi a un pranzo tra Lei (che forse chiamerò Frigga), suo marito, il fratello del marito e la cognata. Frigga non si sente a suo agio con loro, li sente lontani, ipocriti, rivela alla cognata la sua condizione, ma la cognata reagisce con finta preoccupazione, fregandosene dei problemi di Frigga. Frigga è una brava cuoca e quindi si rende conto che gli altri vogliono solo mangiare bene, allora decide di sfogare la sua rabbia sfornando piatti vomitevoli. Questo sonetto (con altri due) mostra il momento in cui Frigga compie la sua piccola, insignificante vendetta. Anche qui ho mille dubbi. E’ importante inserire diciamo queste che potremmo definire catalisi (?), forse indizi che allungano il dramma. Servono sì, ma valeva la pena scrivere un sonetto così? Naturalmente estrapolato dal contesto mi verrebbe da dire: no.

  2. silviadeangelis40d ha detto:

    Una speciale metrica poetica, in questa lirica “culinaria”, dalle variegate portate, che racchiudono un finale, assai pungente, e di cattivo gusto..
    Sempre bello leggerti, Luciano, vivi un sereno giorno,silvia..

  3. Daniela ha detto:

    grandiosa! mi fa pensare a quei pranzi in cui si incontrano parenti serpenti dove volentieri infileresti una mosca nel piatto di qualcuno 🙂 Ma al di là del fine sarcasmo hai fatto un lavoro raffinato, un gran gourmet poetico

    • LuxOr ha detto:

      Grazie mille. 😊 Il tuo commento mi incoraggia a continuare. Ho molti dubbi sulla composizione di questa silloge “teatrale”. Questo sonetto, apparentemente banale, è stato per me uno dei più faticosi da comporre. Le rime mi annullavano il senso di alcuni sostantivi. Ho dovuto cambiarli ma cambiandoli scompariva l’endecasillabo. Grazie. Un caro saluto.

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