sapeva di muffa e altri sentori vari
come un non so che di ansie silenti
che ritornano puntuali per strappare il cuore
sapeva d’un odore di vecchio
come nella memoria di vecchie case
dagli intonaci scollati
e la puzza che aleggia perenne
nelle stanze vuote dei ricordi
eppure ne ho perso il sapore
quel gusto di rancido che affossa la lingua
eppure così unico adesso che non lo trovo più
tra i profumi asettici degli scaffali
abbordati da cibi decostruiti e allineati al neutro
davvero… sapeva
sì sapeva di giornate trascorse
nel silenzio del tugurio scolpito dall’eco
di confusi strilli effetti ludici
di ulteriori bambini
quelli con i ginocchi sempre feriti
e c’era il terrore del ritorno
e le spiegazioni alla mamma
non per il sangue…davvero
il sangue poteva bastare a sé stesso
non era come il pane
e il pomodoro strusciato
distribuito come oro in gioielleria
non ne afferro il senso
non capisco come scorrevano le giornate
come venivano scanditi i secondi
ma nelle estati interminabili
s’avvolgevano sia il sole e il vento
per coccolare le nostre corse
incontro a un futuro senza sapori
senza odori senza sangue