Volto indietro al tempo
cercando una notte il mio cuore
rumore d’acqua scrosciante
del tuono un rimbombo lontano
tutto ciò che rimane in me
È solo una porzione di tempo
qualcosa che è stato
ma sai non essere più
Altri che in te fosse un diluvio
ma anche quello ormai
trasformato in corse
di sbagliati rigagnoli
sul vetro appannato
Quando infine un giorno
variando per sbaglio
un cliché
sapore lontano di seta
del tempo perduto
non sai d’esser stato
un bambino
c’è sempre molta ‘nostalgia’ nei tuoi versi; un desiderio (avvertimento di mancanza), un ritorno, e uno scorrere per acque sottili tra le cose, i ricordi. Eppure la nostalgia che genera il ricordare in parola o la parola del ricordo, anche quella, beffa ogni perdita. Sono delle fila talvolta sospese (tra ogni tempesta e ogni ‘pacificazione’), ma mai recise. M’appare così..
buona giornata LuxOr
È una delle mie tante poesie ritrovate, scritte in un quaderno abbandonato in un contenitore che stavo sfogliando giorni fa al fine di riportare su word tutti i miei scritti. È vero: vi ho trovato una nostalgia per la mia infanzia di cui rammento il particolare profumo dell’aria serale che adesso non fiuto più. Non ricordo bene, ma forse tentai di rendere lo iato tra tempeste e “pacificazioni” con vaghe assonanze (cuore, acqua – corse, fosse), rime annullate dalla distanza (stato, appannato, stato) e simil-anafore (tempo, tempo, tempo), con esito incerto e impreciso, allo scopo di adeguare la scrittura alle emozioni provate. “Sono delle fila talvolta sospese (tra ogni tempesta e ogni ‘pacificazione’), ma mai recise”: riletta oggi, in effetti, mi sento trasportato dalla tua stimolante lettura. Grazie.
forse questa autorilettura che stai facendo è già la ricerca (più o meno consapevole) di un profumo particolare per l’aria serale: quella che vivi ora, che non dimentica il passato, ma lo intreccia al giorno attuale. La cura per le parole e il loro tessuto ne è forse un segnale forte… non so
buona serata LuxOr