Piove sul prato verde nubi che leste scendono dove l’occhio si perde gocce che audaci cadono oltre la veste nera qui dove il tuono sta Piove sul mio destino sulle cisterne gonfie l’acqua dentro un catino deborda in mille smorfie oltre il suo bordo bianco fino al suo fiume e mar S’appoggia l’acre fumo crosta di pece nera pregno del suo profumo di fresco bosco raro bagna l’uggia di foglie e arbusti di lillà prima che il ventre molle di terra astratta e vera si sciolga tra le zolle di infida primavera porgi la guancia al vento posa la tua viltà Piangi mio fiero pazzo corri dentro il ruscello nudo senza imbarazzo per assorbire il bello di quello che rimane di questo mondo qua
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WoW!
che bell’idea!
Sarà freddina l’acqua, però… 😉
Certo, ma è proprio questo il bello. Di notte in un freddo ruscello senza vestiti. Bronchite? 😀
No no… infondo gli svedesi, no? si buttano nella neve…
Sì, in effetti. Sono delle rocce. Per quanto mi riguarda, conoscendomi, sarebbe bronchite. Li invidio.
😉😘
Che bella mio caro amico. La trovo con una chiusa meravigliosa. Complimenti di cuore anche per le rime. Bravo amico mio. Bacio della buonanotte. Isabella
Ti ringrazio sentitamente per il tuo commento.
Buonanotte, carissima amica 😘
incantevole e spumeggiante…percezioni di sentori della natura che sconfigge ogni pigrizia e ci richiama a sè. C’è un legame forte che sento con ogni aspetto di Pachamama e in questi versi tu lo canti
Il culto Inca della Grande Madre Terra. Ti ringrazio per questo commento che sento intensamente, perché quando scrivo della natura vorrei proprio esprimere questo attaccamento alla vita, alla fertilità della terra che ci nutre e ci permette di vivere. E la nostra madre terra è rappresentata perfettamente dal culto di Pachamama. Grazie, cara Daniela. Un caro saluto.