ed era alquanto complicato decidere se commettere un reato oppure lasciarsi andare all’intorpidimento senza neppure una possibilità il giornale di ieri riportava la notizia se non ricordo male sì signora lo so ritengo di avere capito farò attenzione a non disturbare al mio rientro lo sa meglio di me lavoro fino a tardi così le dissi un mese fa per tranquillizzarla anche se non era vero insomma scritto ai margini di una pagina lontana di un quotidiano il ladro che aveva rubato un Monet caspita arrestato un mese fa ecco avesse saputo che c’è un silenzio da ricoprire di rumori o da foderare di odori se avesse immaginato forse mah forse un giorno entrerò in casa sua e scoreggerò tanta aria putrida da farla fuggire sì ma allora come feci a capirlo dopo il mio fermo agli Uffizi di tre anni fa quando cercai vanamente di girare alzare osservare da dietro La Primavera ah il Botticelli infatti da ragazzo lo adoravo adoravo quel suo stile delicato le sue donne bellissime le ninfe i fiori mentre Zefiro rapisce Clori la futura Flora da dietro avrei potuto osservare meglio girare il quadro per questo mi avvicinai aspettando il momento ma davanti alla Primavera c’è sempre qualcuno buongiorno signore sta comodo seduto a godere la bellezza quella che lei crede bellezza ma è solo la sua protervia il sudore gronda mentre sento gli schiamazzi avvicinarsi da dietro il custode si allontana un attimo esce dalla mia vista e agisco da dietro il quadro sollevato appena appena mah chissà la protagonista è Venere ma mi interessa parlare con Zefiro Venere la lascio sola abbandonata al centro sì quel giorno in Austria ricordo a Salisburgo in quel giorno di pioggia l’acqua che bagnava il suo volto di stille illuminate dalla luce delle nuvole la vidi per l’ultima volta e caddi stremato ai suoi piedi uffa non posso sorvolare mi avvicinerò alle Tre Grazie ma il quadro pesa staccarlo davanti al tizio e all’unica guardia della zona mentre Mercurio sta per scacciare col Caduceo le nuvole nere ma mi videro e mi portarono in Questura andando a ritroso capita di fermarsi nel luogo più semplice mentre fuori diluvia come una vita senza niente da ricordare no no no arpia d’una proprietaria non sono stato io a sbattere il portone erano le tre no no ci credo sono rientrato prima ma uffa adesso non vedo bene stavolta devo cercare il dietro e poi scavare e rendere il dentro più accessibile mentre fuori si organizzano battute esilaranti o esiliate abbandonate come se non sapesse che questo lavoro non quadra qualcosa non è in regola ma chi se ne frega immagini di repertorio dove le donne sono in maggioranza chissà cosa ne penserà mio nonno e poi suo figlio in un futuro che appiattisce le differenze ma non aspiro a questo chi se ne frega ricordo un giorno di primavera impresso sulle acque defluite consumate dirette a inabissarsi nel mare ricordo sì o non ricordo bene mi sa la Primavera non è solo un quadro del Botticelli è una donna stanca di presenziare il gineceo e inoltre avvezza a calcoli e ragionamenti sulla propria pelle ossia il gineceo scompare sotto il peso delle parole degli sguardi e diventa noia come per quel buffone seduto a godere la sua illusione di sapere se non entro è noia allora ehm per questo adesso qui nel palazzo Campana finalmente lo vedo siamo difronte l’un l’altro ecco il De Chirico finalmente davanti se mi vedono mi arrestano come quella volta a Parigi quando tentai vanamente di capovolgere la Gioconda ma protetta in una teca di vetro dovetti fuggire e nascondermi tra la folla dei visitatori adesso invece mi occulto in praesentia e attendo la chiusura della biglietteria finalmente signora basta le ho detto che la sera non faccio rumore ah sì mi vuole sfrattare devo andarmene ma io pago giuro che stronza signora se non sta attenta giuro che uffa un giorno mio padre voleva buttarmi fuori e mia madre in silenzio e un giorno lei a Salisburgo mi sorrise dicendomi che stava con un altro anche lei mi scacciò allora non lo faccia signora la scritta sopra di lei il tempo è denaro mi fa incazzare un pugno sul mento e la scaravento per terra fuggo braccato non è mica grave vero dottore che non è grave di nascosto all’ospedale in prognosi riservata ricordo che andai a trovare mio padre che in un giorno di primavera mi presi la soddisfazione di accoltellare il sangue sgorgava a fiotti e ne ridevo finalmente mi guardava terrorizzato e non aveva niente proprio niente da dovermi insegnare e basta basta mentre mia madre da una parte in silenzio mentre lei a Salisburgo mi tradiva e io non me lo meritavo le strappai la gonna in pieno centro e poi le mutande e fuggii felice ridevo quando mi presero ridevo certo il tempo è denaro ma adesso attendo sono solo davanti alle Muse Inquietanti qualcosa di diverso non importa capovolgere basta stare in silenzio allargare le braccia e lasciarsi trasportare dall’onda del senso un profumo di tempo che riassume la mia turpe inutile vita eccomi ci sono finalmente calpesto il palcoscenico di assi di legno che sale sul fondo a cercare una nuova improbabile prospettiva è come una recita a teatro quando a vent’anni alla mia prima in un teatrino parrocchiale in scena interpretavo Publio Cornelio Tacito che narrava di Nerone Agrippina Ottavia Poppea Atte e Seneca ero terrorizzato mai poi sorrisi durante gli applausi anche se la mia parte era piccola e gli applausi andarono tutti a Nerone ma io avevo faticato e contribuito ecco ancora capitò che gli detti una spinta quasi senza volerlo e Nerone la sera dopo non avrebbe più incendiato la sala di applausi col suo simpatico trauma cranico rimasi fuori dalla compagnia per sempre e per un po’ in guardina a meditare dicevano loro ma io a ridere dentro di me a ridere per un solo attimo solo un infinito per sempre ecco certo calpesto le assi e vedo il manichino ossia la testa di un manichino sul fusto di una colonna scolpita coperto da tunica mi sorride anche se non ha labbra ma io lo so e sento forte in me il desiderio di inginocchiarmi davanti alla mia vera famiglia che troneggia in questa piazza dipinta per assorbire il paesaggio una vista meravigliosa laggiù sul fondale il Castello Estense di Ferrara con le finestre oscurate senza presenze chiude in lontananza la mia vista sulla destra mentre sulla sinistra la fabbrica con le due ciminiere senza fumo tutto avvolto nel calore dell’arancio un arancio ocra che inonda la mia mente sento il passato intersecarsi col presente sento la mia solitudine trasferire immagini nel tempo unificato estrapolato mostrato avulso dal caos del mondo e vedo finalmente la mia anima aleggiare in un mondo tutto mio chiuso in questa immobilità questo museo nel museo la mia vita come museo dentro un museo nel museo io sono il quadro finalmente ho capito di essere dentro perché sono dentro di me con queste statue muse che proteggono gli artisti antichi ma che s’interconnettono con l’oggi sono in un passato moderno o in un presente antico mentre il futuro alberga nei volti assenti delle muse o in quella maschera tribale poggiata sulle assi di legno non c’è il movimento finalmente dei futuristi la città moderna che si muove il traffico il caos c’è solo l’anima ponte tra passato e futuro chiusa in un presente inanimato in questo spazio incoerente con i manichini che rimangono in solitudine nella loro isolata prospettiva scollegati dagli altri piani mentre provo questa inquietudine nel vedere questo mondo sottosopra disordinato incoerente e sento sento sento il mio corpo andare lo sento vacillare quanto vorrei rimanere isolato accanto a loro e vivere tra le ombre del piano illuminato dal giallo e l’ocra e l’arancio morire per vivere tra l’essere e il non essere agguantare la mia felicità in questa sintesi estrema immagine eterna dell’attimo fermato finalmente in cui mi sono inserito per sempre per sempre sognare vivere morire e poi dormire e ancora sognare qui adesso inquieto ma libero libero libero mentre il mio corpo distante laggiù nascosto nell’ombra finalmente muore
superba caro Luciano, superba questa possente cascata di emozioni pittorico-poetiche…come un mancamento da sindrome di Stendhal in cui la bellezza folgora a tal punto da togliere il fiato e intorbidire i sensi.
Grazie Daniela, gentilissima. Ho sperato di entrare in un quadro abitandolo servendomi della mente di una persona con problemi che cerca di risolvere tramite l’arte. Non semplice lo so. Sì, Stendhal, vero, una sindrome di Sthendal. Grazie. Buonanotte e un caro saluto.
Sembra, in questo originalissimo brano, che introdursi, con la mente, all’interno di un’opera pittorica,possa cercare di risolvere gravi problemi esistenziali, spersonalizzando completamente il pensiero dal corpo, che giace inerme da tutt’altra parte…
Racconto molto apprezzato.
Radiosa domenica e un sorriso, Luciano,silvia
Grazie per il tuo approfondito commento che ho apprezzato molto. Un caro saluto e Buona domenica 😊
metafisico… come De Chirico
Sì 😄😄 dici benissimo, un brano che speravo fosse almeno in parte metafisico. Mi fa molto piacere che ti sia arrivato così. Grazie.
😉
(non so scrivere ma, quando mi ci metto, so leggere eheheh!)
Sai leggere benissimo e sai scrivere altrettanto bene 😊
merci ^_^
😊
merci ^_^
scrivere mi diverte, leggere mi appassiona
Così deve essere. Scrivere è troppo coinvolgente, ne sento il bisogno. Sento il bisogno di scrivere anche cose assurde, incomprensibili che non pubblico per non passare da matto. Leggere è meraviglioso. Purtroppo leggere porta via tempo e a volte quando specialmente ti metti in testa di scrivere un romanzo non trovi più il tempo per fare altro. Un caro saluto e un abbraccio.
Che Meraviglioso connubio di parola e memoria allo stesso tempo!
“…la città moderna che si muove il traffico il caos c’è solo l’anima ponte tra passato e futuro chiusa in un presente inanimato in questo spazio incoerente con i manichini che rimangono in solitudine nella loro isolata prospettiva scollegati dagli altri piani mentre provo questa inquietudine nel vedere questo mondo sottosopra disordinato incoerente…”
E’ un’immagine descritta abilmente, dal profondo sentire dell’anima, è un’immagine fumosa, come certe città la sera, e quei manichini o marionette sono soli e frustrati in quella loro prospettiva isolata e isolante, che crea un divario abissale tra il vivere e il sopravvivere, tra l’essere e il non essere nell’accezione amletica. Quella separatività, che in realtà è mera illusione, si trasforma in un muro di silenzio che grava sui passanti, e su quel mondo capovolto che agisce senza pensare, senza sentire niente se non il richiamo dell’Ego, di un Ego che rende ancora più prigionieri dei fili sottili…mi ripeto: dentro di te un grande talento per lo scrivere e per il raccontare storie allo stesso tempo dettagliate e profonde, con un messaggio chiaro e a volte trascendentale.
Bellissimo 🙂
Grazie LuxOr
Sì, hai letto benissimo, perché il riferimento ad Amleto è quasi esplicito, voluto, ma non sempre facile da cogliere. Sono molto contento che ti sia piaciuto questo mio “racconto” e ti ringrazio anche per il fatto che tu abbia avuto la pazienza di leggerlo perché in effetti è molto lungo. Non sapevo se pubblicarlo sul blog proprio perché troppo esteso. Grazie a te Amaranta, acuta e appassionata lettrice (anche e soprattutto scrittrice e poetessa, s’intende) 😊
Bellissimo infatti il riferimento amletico, anche io ne ho citato spesso alcuni concetti, ad esempio nel mio romanzo citai il concetto di “Il Resto è Silenzio” frase amletica del finale che Aldous Huxley riprese in un suo scritto intitolato proprio IL RESTO E’ SILENZIO, nel quale analizzava il concetto delle “sensazioni pure” e si interrogava sul legame tra l’inesprimibile, la musica di Beethoven e la parola di Shakespeare…molto molto interessante 🙂 grazie a te per lo scritto,anche se lungo è estremamente ricco,invoglia alla lettura 🙂
Interessante, molto interessante lo scritto di Huxley (che non conosco), un saggio? Sono molto incuriosito. Anche tu mi dai molti spunti di lettera e conoscenza. Grazie, Amaranta!
Prego 🙂 se posso far conoscere cose nuove ne sono più che felice. Aldous Huxley è stato scrittore e saggista. Di lui ho letto anche LE PORTE DELLA PERCEZIONE, saggio sull’uso della mescalina a fini artistici ed ispiratori diciamo…con riferimenti anche a Blake e alla sua concezione della poesia. Poi scrisse questo saggio IL RESTO E’ SILENZIO, ne parlai nei mio romanzo pubblicato, perché lo scoprii attraverso Henry Miller che parlò di lui…è un saggio a giorni pubblico un mio articolo in proposito 🙂
Perfetto, attendo con ansia il tuo articolo 😊
A giorni lo cerco e lo pubblico 🙂
Benissimo!