Il temporale (1981)

Stavamo passeggiando con un piglio che solo la gioventù riesce a sostenere, mostrando i nostri corpi nudi, fino all’ultimo respiro: un inesistente bikini lei, quasi a sottolineare le sue armoniose e precise curve per i miei occhi innamorati; uno slip anni Settanta il sottoscritto, succinto, stretto, che adesso non indosserei nemmeno per tutto l’oro del mondo. Ma allora i miei muscoli emergevano dall’epidermide ben visibili, pieni, densi, seppure impacciati e in cerca di abiti sotto cui nascondersi. Ma non quella mattina. Forse perché avevamo lasciato alle spalle la selva di ombrelloni e sdraio con relativi bagnanti. Ci eravamo allontanati dai luminosi spruzzi dei tuffi, dalle grida e dall’esultanza di un gruppo di ragazzi che giocavano a inseguirsi. La spiaggia si era fatta più stretta, un’esile lingua tra la serenità del mare e la falesia del Monte San Bartolo ornata con arbusteti di rovo, prugnolo, biancospino e caprifoglio. Affiorarono i sorrisi. Adesso eravamo isolati, distanti dal porticciolo di Gabicce, mentre quello di Vallugola si trovava ancora dietro il promontorio. Soli, con la nostra età, il desiderio di un tuffo e quello di lasciarsi asciugare sugli scogli, con lo sguardo volto all’orizzonte. Dovevamo soltanto scegliere il punto esatto per immaginarci sperduti in un’isola abbandonata nell’Oceano, distanti dal mondo, colmi del nostro amore.

Com’è possibile sognare un abbaglio
sognare catalisi di un vissuto
che non emergano banali
che mostrino la noia del tempo scandito
con le sue identiche stille?
Mille punti tratteggiano un quadro
formando la densa immagine di un riverbero
Tutto quello che basta per amare un ricordo

Con gli asciugamani già distesi sulle rocce ai piedi della rupe, a pochi metri dallo specchio lucente, lei mi prese per la mano, tirandomi a sé per correre incontro alle onde; i suoi occhi azzurri si amalgamavano con il glauco del cielo e del mare formando un inebriante riflesso. Mi lasciai sorprendere. Mi sentì come estruso in profondità abissali, immerso nel silenzio di fondali incontaminati dove l’amore riposa colmando di estasi i rari intrepidi che osano addentrarsi. Compresi il senso profondo di un immenso illuminarsi, compresi l’importanza anche di un solo palpito, autentico, depurato dalle scorie di un’effimera mondanità. In quel momento vissi di felicità.

Un sentire impagabile
per un solo minuto forse meno
in fondo al corridoio della prospettiva
Come Rimbaud: là dove il mare se n’è andato col sole
dove l’abbaglio del tuo sguardo
corregge il mio quotidiano delirio
le stizze ordinarie che infiammano il cuore
senza gonfiarlo
come cose perse per sempre lasciate andare nell’inedia
o erose nei biliari marosi. Impallidite nel nulla.
Mentre l’eternità s’innesta in un fulgido sorriso
in una mistura di colori
nel pelago azzurro confuso col cielo
Ci siamo tuffati nell’orizzonte

Ma la corsa s’interruppe. Le nostre gambe rallentarono. I piedi immobilizzati. Al confine dello sguardo, densi, neri vapori parevano apparsi dal nulla per impedire ai nostri corpi di lasciarsi portare dalle onde fino alla battigia. In lontananza, un soffuso mormorio inseguiva i fiochi lampi che rischiaravano debolmente l’inchiostro dell’orizzonte. Decidemmo di tornare per non farci cogliere dalla torrida tempesta. Il sole stava ancora proiettando le nostre brevi ombre sulla sabbia, quando un vento ci spinse da dietro, mentre il mormorio divenne l’acuto strillo di ninfe ululanti al cospetto delle crudeli saette scagliate da Zeus. Decidemmo di allungare il passo, prima meno lento, poi più svelto, infine di corsa. Adesso la luce era svanita e l’urlo fischiava dentro le nostre orecchie mentre cominciarono a cadere le prime, isolate, ampie gocce. «Non ce la faremo mai. I fulmini. Sulla spiaggia…». Un esiguo antro tra le rocce della falesia a pochi metri dai nostri passi che poteva contenere a malapena noi due, solo noi due. Trascorremmo lì, accucciati, abbracciati l’uno all’altra, un’ora circa di fragore, tra i lampi accecanti, le urla dei tuoni che coprivano le nostre voci, mentre la terra si scioglieva in fango scorrendo sopra le nostre braccia e gli schizzi pluviali ci bagnavano il volto. Nel momento peggiore, nell’istante in cui l’azzurro era scomparso dalla nostra vista, celato da un sipario d’acqua scrosciante… ci baciammo.

Sconvolto dal Sublime che mi urla
allargando le sue spaventose fauci
M’incanta, mi annichilisce di stupore
Tremo all’interno del quadro, tremo, amore mio
Non riesco a calmare i flutti del mio vibrare
allontanandomi dal dipinto che poi ho rivisto
illustrato dalla memoria
Mentre tu, serena, sicura
mi sorridi e completi con l’ultima pennellata
ciò che sarà per noi eterno
Baciandomi

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18 risposte a Il temporale (1981)

  1. silviadeangelis40d ha detto:

    Un giorno speciale, che riaffiora nel tempo che va, senza sfumature, ma nel suo nitido porsi d’un’età giovanile, col suo impeto e la sua voglia di vivere in armonia, con l’amata, un emozionante azzurro di mare. Messo, invece in discussione, da una improvvisa bufera…”.che galeotta” ha sugellato un bacio, dolce epilogo d’un istante indimenticabile!.
    Brano piacevolissimo e versi, come sempre raffinati, che mettono abilmente in rilievo stati
    d’animo vissuti.
    Sempre bello leggerti, Luxor, buon sabato sera e un sorriso,silvia

    • LuxOr ha detto:

      Grazie Silvia. Sì, quell’ordinaria giornata, grazie al temporale, è diventata un ricordo indelebile. Sempre graditi i tuoi acuti commenti. Grazie. Buona Domenica 🙂

  2. Daniela ha detto:

    quando si conserva nel cuore l’eterno istante se ne può toccare l’energia anche a distanza di tempo descrivendone la forza, la magia di cui era pregno. Sei riuscito a tessere un arazzo meraviglioso tra prosa e poesia, le circostanze nate improvvise, come il temporale che vi sorprese trasformarono un giorno qualunque in ricordo indimenticabile. Ti superi ogni volta Luciano. Chapeau!

  3. Sarino ha detto:

    l’ultima stanza mi avvolge con calore, di quell’amore che pare perfetto, di ogni tempo buono, delicato e per niente scontato, un riflesso sui vetri che palpita come un cuore in un’amorosa corrispondenza, di quell’amore -vivido, spirituale, semplice anche banale, ma sempre icastico- che tutti cerchiamo ma che solo alcuni trovano
    bella pagina!

  4. Lady Nadia ha detto:

    Momenti impossibili da dimenticare. Bello.

  5. lilasmile ha detto:

    Luxor è davvero meravigliosa. Nel leggerla mi è sembrato di rivivere con te quel tuo essere e la forza che soltanto l’Amore può dare. Quel perdersi negli occhi dell’amata per ritrovarsi e poi smarrirsi e ritrovarsi ancora soltanto con un bacio. Chiaramente il mio soltanto è provocatorio. Credo non ci sia niente di più bello! 🙂
    Ti scrivo domani, alla tua mail. Domani sarò a Firenze perché domani sera a Fiesole c’è un bel concerto. Spero di riuscire a vederti e a prendere un caffè con te Luxor, lo spero vivamente!
    Buona notte e un sorriso. Lila

  6. Artamia ha detto:

    L’ha ripubblicato su iwantyouhappye ha commentato:
    . . . *L*ultima eterna pennellata:
    Amore mio: tremo all’interno del quadro……

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