Non foss’altro che naufragano gesti
tra le mescite dei vicoli tra la forza delle notti
che colora di sangue capillari oculari
e di ocra i resti di vomiti prosciugati
M’aggrappo ai fumi per gettare l’inedia
in sporche origini come il gorgo del whisky che rotea freddo
a perdita d’occhio fino all’indaco delle nubi
Quanti incrocio persi ai canti o sprofondati sulle banchine
ognuno volto a intrecciare lancette per ingannare l’attesa
Annichilisco tra esalazioni di liquami e vapori di cotti abomasi
masticando profumi di semmel con lampredotto
intriso nel gusto di vilio Chianti sfuso
Avvolto nel suono dei rutti fuori nel bailamme della calca già andata
tra le ultime onde notturne e i primi vagiti di un cielo listato d’azzurro
percorro l’inferno di un tempo sorseggiato malamente
tra funi di liane tessute al mio cammino affaticato
su un suolo vischioso che imbriglia vecchi fulcri ormai abbandonati
Il mio romanzo
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dietro le luci al neon di locali pubblici frequentati da tarda sera ci sono questi angoli oscuri che tu ben descrivi, imbrattati di postumi intollerati e di fetori che tardano a smaltire. Molte volte è umanità che ha superato per una volta il limite, in altri casi è cronicità di chi abusa del proprio fisico autodistruggendosi. Nei versi si avverte chiaro il tuo stile, inconfondibile … Buona giornata Luciano
Grazie Daniela. Qualche volta superai i miei limiti insieme ad amici, tanto tempo fa… L’immagine mi è tornata in mente passeggiando lungo un vicolo del centro storico che emanava fetori di minzioni. Be’… mi sono sentito triste e ho rivissuto i miei, ma non solo i miei, momenti difficili. Un caro saluto.
“M’aggrappo ai fumi per gettar l’inedia
in sporche origini come il gorgo del whisky che rotea freddo
a perdita d’occhio fino all’indaco delle nubi”
E’ decisamente una poesia tessuta da una voce profonda in grado di suscitare subito emozioni e immagini che conducono il lettore dentro a domande, a volte dubbi, dentro a quell’ “angoscia” esistenziale che riporta l’Uomo alla sua vera origine…
il motivo dell’esistenza…
“Chi siamo? Da dove Veniamo?”
E’ quello che si chiede anche Gauguin nel suo profondo dipinto dopo lunghi giorni di sofferenza.
Hai il dono di tessere parole nella trama della vita!
Un caro saluto
Adriana
Sì, a cosa serve tutto ciò? Domande che tutti ci siamo posti soprattutto nei momenti più difficili. Sono immagini che ho conosciuto bene e che improvvisamente ho sentito implodere in me. Grazie mille, sei gentilissima. Un caro saluto.
Luoghi comuni e tetri della sera, in cui estrapolare quella parte oscura e profonda di noi
che si pone enigmatiche domande, spesso insolute, accentuate dalla suggestione del momento
lontano da interiori saggi di positività….
Versi notevoli, apprezzati
Buona serata e un sorriso, Luxor,silvia
Grazie mille cara Silvia. Un altro tuo commento che apprezzo molto. Buona serata 🙂
Immagini molto forti mio caro. Un mondo di emarginati, di gente allo sbando che fa del buio , inteso non solo come notte fonda, il momento centrale della propria vita. Uno sprofondare in abissi da cui è molto difficile poter uscire. Hai il potere col tuo modo di scrivere tagliente, di colpire nel segno. Una poesia underground molto intensa. Complimenti caro Luciano. Un abbraccio. Isabella
Grazie Isabella per il tuo apprezzato commento. Sono molto lusingato. Un carissimo saluto :😄 Buonanotte.
Buon week end caro Luciano. Isabella
Buona notte, carissima Isabella e Buona Domenica.
Grazie Luciano. Un sorriso
Ritorna quella voce rauca che racconta il dolore e l’emarginazione, anche dal tempo, che in qualche modo evoca situazioni color acciaio, lisce vedute di scolorimenti che si annacquano e si dimenano per non scivolare dentro un gorgo. E’ la prassi derelitta di un mondo senza nessuna meta, vagando un po’ più in là per scovare dal nulla il vuoto. Margini in cui cadere se ad offrire incenso rimane una luna di pietra.
Poesia che mi piace molto, anche se – scusami se mi permetto, è solo un mio personalissimo punto di vista – avrei usato qualche termine più fruibile in alcune parti.
Rimane indubbia la forza prorompente che la rende graffio.
Ciao
Grazie per il gradito commento e per i consigli che tengo sempre in considerazione. Non so se ti riferisci ai vocaboli “fiorentini” che ho preferito (in effetti prendendomi certi rischi) per rendere un’atmosfera locale (lampredotto, vilio, semmel – ossia la rosetta) oppure ad altri. Un caro saluto e ancora grazie 🙂
si ho immaginato l’uso dei “fiorentinismi” messi apposta, ma anche “abomasi” ?
Scusami, ma è solo per entrarci meglio, affinché la bellezza del verso letto affiori in tutta la sua accezione.
Ciao
Hai ragione. Il “lampredotto” sarebbe l’abomaso bollito in continuazione in un brodo con carote, sedano, pomodoro, ecc., finché non viene servito solitamente in un panino. In pratica una ripetizione. (ehm.. non certo consigliato ai vegani – chiedo scusa per questo). Grazie per la richiesta di chiarimento. Un caro saluto.
Hai reso bene l’idea in questi versi liquefatti e un po’ distorti. Anche questa è arte, sei riuscito a rendere molto bene l’idea e il mood ondeggiante e vacillante del pezzo. Tuttavia continuo a prediligere altri tuoi lavori. Ciao.
Grazie Nadia. Sei gentilissima. Inoltre apprezzo molto la tua schiettezza. Mi piace “il mood ondeggiante e vacillante”. Hai sintetizzato benissimo quello che ho cercato di fare anche se i risultati non sono mai all’altezza delle aspettative. Grazie 😊
L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media Network – Pier Carlo Lava.
Grazie. Un caro saluto.