Urlatemi!

Dopo un anno pubblico una cosa… Cosa? Poesia dadaista? No. Poesia visiva? Non saprei, perché non ho disegnato niente. Ho solo ingrandito alcune lettere, ho aggiunto immagini prese dal web, usato word. Non ho tracciato linee con la mia mano. La poesia non contiene “parole in libertà”. Al contrario, vorrebbe essere un canzone petrarchesca: settenari ed endecasillabi con rime AbCabCcdeeDfF. Altro che parole in libertà.  Ho deciso di “alterare” la grafica perché vorrei leggere “Urlatemi!” seguendo il mio pianto e rincorrendo le lacrime nello spazio-tempo. Ecco. Sì. Andrebbe letta proprio così, modulando la voce, ingrossandola, lasciandola soffrire, urlando, piangendo, ridendo. Così. Mah! Lo so, ci vuole molta pazienza.

 

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29 risposte a Urlatemi!

  1. Daniela ha detto:

    sono piacevolmente stupita, ora posso dire che è valsa la pena di attendere il tuo ritorno, sento in questa tua sperimentazione l’urlo articolato di un amore mai risultato scontato, recuperato da tasselli di memoria altalenante fissati nel foglio con l’abilità di chi compone un puzzle originale del proprio cuore…applaudo il tuo marcare di lemmi in rima con variazioni di carattere. Un bel ritorno Luciano! Grazie, un abbraccio
    Daniela

    • LuxOr ha detto:

      Grazie per le tue belle parole. Confesso che non avrei voluto esordire con questo lavoro “grafico” . Volevo iniziare con alcune “prosette”, simili ai Giorni del silenzio, tra le poche cose che sono uscite dalla mia penna. In questo ultimo anno ho scritto pochissimo, però ho “osservato” di più il mondo, gli oggetti, e ho visto i confini, le differenze tra le cose e le persone e ho visto le suture, le cuciture, e vorrei che l’immagine (lo so, è evocata dalla poesia sempre e comunque, ci mancherebbe) fosse presente fisicamente, anche in parte, nelle mie poesie. Ma non sono né un pittore, né un fotografo, purtroppo. Proverò ancora a fare cose del genere, perché vorrei trasferire su carta quello che provo nell’osservare il mondo. Non so se ne sarò capace. Ancora grazie per il tuo commento. Non sai quanto piacere mi abbia fatto. Un caro saluto. 🙂

      • Daniela ha detto:

        so che intendi, a volte le parole sono un veicolo troppo debole per trasferire ciò che si ha dentro, perciò spesso le associo a immagini con l’intenzione di evidenziarne il tono, anche se non sempre chi legge riesce a percepire la voce univoca. A mio parere hai intrapreso una via nuova apprezzabile, le parole diventano plasmabili per forma e dimensione evidenziando se stesse, senza bisogno di immagini esterne. Sarò felice di seguirne l’evoluzione, insieme ad altri tuoi versi sempre portavoci di emozioni. Buona domenica Luciano 🙂

      • LuxOr ha detto:

        Ti ringrazio Daniela per l’incoraggiamento a proseguire. Hai ragione quando scrivi che le parole diventano plasmabili evidenziando se stesse senza bisogno di immagini. Infatti avevo intenzione di proseguire seguendo in parte la strada aperta da Apollinaire, prendendo spunto dai suoi Calligrammi ma limitandomi a usare word con tutte le sue potenzialità. Però confesso che sono anche attratto dall’intervento “manuale” ossia disegnare forme con le parole o mischiare immagini ai segni, Come vedi mi sono già smarrito prima di iniziare. Sono davanti a un bivio ma potrei anche sommare i sentieri che si biforcano e annodarli (?) Un caro saluto. Buona serata 🙂

      • Daniela ha detto:

        bella l’ipotesi dell’intreccio…mi piace 🙂

      • LuxOr ha detto:

        Grazie. A presto 🙂

  2. lilasmile ha detto:

    Vedi che stiamo pari Luxor? Anche io ti abbraccerei. Come Daniela sono piacevolmente stupita. Diciamo che non sono proprio una tecnica a livello di poesia. A livello cognitivo e metrico so cosa sia un settenario e un endecasillabo. Io “ascolto” il dolore, il tuo dolore vivo e quella voglia di rimmergersi in quegli occhi blu. Il tuo è un canto, una danza che prende i sensi e che chiede una risposta. Grazie davvero di cuore per questa bellezza. Un saluto e un sorriso. Lila

    • LuxOr ha detto:

      Non è facile oggi immergersi in quei bellissimi occhi. Ci sto provando ma non riesco a interpretare i segni che mi stanno davanti. Li vedo, li osservo attentamente. Sono lì, apparentemente molto semplici, ma difficili da decodificare. E’ come se una barriera invisibile m’impedisse di coglierli. Allora mi immergo nei ricordi e cerco di riappropriarmene per crearmi una chiave da usare per aprire la barriera. Grazie mille, Lila. Un commento che mi sprona a impegnarmi sempre di più. Un caro saluto 🙂

      • lilasmile ha detto:

        Tu sei una bella persona. Te l’ho mai detto? Tu già ti impegni molto credimi. ma quello che è importante è un altro tipo di impegno, che avverto costante se è come sto pensando io…Un abbraccio e cerca di stare bene, prometti… 🙂

      • LuxOr ha detto:

        Anche tu sei una persona che stimo molto. Lo so, è un altro tipo di impegno, il più difficile per me. Grazie mille. Anche tu stammi bene. Un carissimo saluto 🙂

  3. Franz ha detto:

    eccoti… eccoti ruggire suoni nel colore geroglifico di piramidi di senso e suono…caro…caro amico… che bell’impatto!

  4. natipervivereblog ha detto:

    Post stupendo!
    innovativo, creativo
    vera arte!

    • LuxOr ha detto:

      Grazie, sei gentilissima. Non so se sia vera arte, ma devo ammettere che mi è venuto così, d’improvviso. Volevo unire un legame alla libertà. Il verso, la metrica, all’espandersi o al restringersi della parole allo scopo di legare a un ritmo classico di lettura un altro ritmo che seguisse più le emozioni provate. Non sono un lettore e neppure un attore ma ho provato a leggerla con il cuore. Mi sono urlato addosso, insomma. Mi fa molto piacere che ti sia piaciuta. Ci siamo lasciati un anno fa con una promessa che non ho ancora mantenuto e che stavolta conto di mantenere, perché sono stato un anno distante dal web e devo ancora conoscere la tua scrittura. Grazie ancora. Un caro saluto.

  5. iago ha detto:

    Leggo e rileggo
    il tuo nuovo adesso…
    non conosco l’andata,
    ma apprezzo il ritorno…
    Ogni ritorno contiene un’attesa,
    assenza ed essenza
    del tempo fugace…
    Forse quell’urlo racconta
    percorsi che colmano il vuoto
    vertigini e incroci
    mancati per poco…
    L’urlo è una rabbia
    che piega il linguaggio
    l’ironia del grottesco
    per sfuggire alla gabbia…
    In fondo siamo solitudini
    in una vita di abitudini…

    Complimenti a Te e grazie a Valentinemoonrise
    per avermi portato quì,
    iago.

  6. Irene Rapelli ha detto:

    Dovrei provare anch’io: con una canzone petrarchesca, che è difficile. Con la grafica però sono uno zero, no, anzi, sono un “meno infinito”: quindi, impossibile. Mai dire mai, però: mi hai di nuovo dato un impulso creativo.
    I.

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