L’assenza del geranio

Questo assente fiorire
d’anima e di carne
nei giorni distesi
uno dopo l’altro
sul calendario
Savane che corrono
fin dove dorme il sole
tra escrementi persi
da vizzo podice
come fanciulla leggiadra
che smarrisce il profumo
delle innocenti stagioni
Appassiscono i fiori
sul mio davanzale
e non posso nemmeno proteggere
quei pochi colori che amo

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26 risposte a L’assenza del geranio

  1. Franz ha detto:

    Il trascolorir del sembiante e d’ogni cosa di natura…tu lo canti trasalendo…ed è umanissimo, notturno canto.

    • LuxOr ha detto:

      Sì. In uno dei tanti miei momenti in cui vedo fuggire il tempo, correre. E me ne dolgo ma con lieve, lievissimo sospiro, un piccolo fievole lamento. Una dolce amara constatazione. Grazie caro Franz per le tue precise osservazioni e molto gradite.

      • Franz ha detto:

        C’è una sensibilità vivissima sempre nei tuoi versi…ho visto il tuo balcone e l’appassire dei tuoi fiori al gelo…si è lieve e dolceamaro esserne partecipe… una bella sensazione

      • LuxOr ha detto:

        I fiori appassiscono al gelo e lo sto constatando sempre di più. Se penso che ho scritto questa poesia quando ero giovane, non so cosa mi prese. Eppure oggi la comprendo e la sento mia molto più di quando la scrissi. La vedo acerba e imprecisa, ma. forse (forse) invidio il modo di scrivere di quel giovane me che non sono più. Mi fa piacere che tu l’abbia apprezzata. Un caro saluto.

      • Franz ha detto:

        C’è sempre nel nostro intimo l’amore per il giovanetto che fummo…anche perché quel giovanetto rientra in gioco quando la sensibilità più si acuisce.

      • LuxOr ha detto:

        Ecco, riesci sempre a definire bene ciò che spesso mi riesce difficile dire. Quel rientrare in gioco del giovinetto è proprio ciò che sento, adesso quel gelo sul davanzale è visto attraverso il filtro del giovinetto, ma è già diverso da quello che vidi all’epoca eppure quella visione lontana mi inonda di emozioni.

      • Franz ha detto:

        Son felice di saper sfiorare la tua anima…è segno di amicizia profonda…può accadere in rete, ed è bello.

      • LuxOr ha detto:

        Condivido in pieno. Grazie Franz 🙂

  2. Daniela ha detto:

    siamo impotenti nel fermare il tempo e con esso ciò che più amiamo…molto gradita

  3. gelsobianco ha detto:

    La vita s.corre troppo rapida.
    Non possiamo fermarla.
    Credo che quel giovane Luxor che ha scritto questa poesia fosse già consapevole dell’ appassire dei fiori e soffrisse molto per non poter salvare ciò che amava proprio perché era giovane.
    Ora tu, Luxor, sentirai ancora di più l’andare del tempo, ma sarà subentrata in te più forte una dolce amara constatazione.
    Questi versi sono già molto incisivi.
    “Savane che corrono
    fin dove dorme il sole”
    Che bei versi davvero! Complimenti al giovinetto… che è ancora in te e che si risveglia nei momenti di tua maggiore sensibilità.
    Mi piace molto questa tua poesia che mi fa vedere i fiori (gerani) morire al gelo sul tuo balcone e mi dà quel sapore particolare dell’emozione del tempo che fugge.
    Condivido tutto ciò che mi fai giungere con questo tuo canto.
    Bravissimo il giovane Luxor. 🙂
    Notte buona per te, Luxor
    gb

    • LuxOr ha detto:

      Grazie per le belle parole. Sì, il giovinetto era consapevole, mentre il vecchio, che adesso contempla da un punto di vista distante la “vecchia” prospettiva e, pur non essendo certo felice per questo, confesso, riesce anche a gustare i sapori amari. Un chiaroscuro che, spero, evidenzi volumi e spazio/tempo. Un caro saluto, gb

  4. silviadeangelis40d ha detto:

    Momenti di fermo in cui non ci si può dedicare agli impegni prediletti, con grande rammarico dell’animo.
    Versi dettati dal cuore, e molto spontanei, elaborati in una forma poetica intensa e raffinata.
    Felice martedì e un caro saluto, luxor,silvia

  5. erospea ha detto:

    “Savane che corrono”
    come se il paesaggio incorporasse le figure che lo percorrono, o come se tutto si muovesse, comunque, in ogni suo elemento?

    • LuxOr ha detto:

      Con “Savane che corrono/fin dove dorme il sole” all’epoca volevo rendere l’idea del movimento della natura (felini, mandrie, uccelli) durante lo scorrere della giornata fino al tramonto e dopo. Adesso, rileggendola dopo anni, vedo più un movimento complessivo di tutta la natura, vedo un flusso spaziale e temporale di ogni cosa vivente e no.

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