… nell’oscurità della cameretta prima del sonno l’aria sopra di me brulicava di forme in continuo movimento puntini e filamenti diritti come bastoncini o curvati a mezzaluna o sinuosi come colubri in amore che osservavo tra il curioso e lo spaventato poiché sapevo già che d’improvviso si sarebbero uniti fusi confusi e intrecciati per mostrare volti mostruosi e corpi deformi danzanti ilari scontrandosi e compenetrandosi volteggiando in repentine salite fluendo sotto forma di volute mucose e ricadendo nuovamente differenti ridotti da improvvise esplosioni in un brulichio di batteri fosforescenti ma poi e lo sapevo già in anticipo sperando ogni volta che ciò non accadesse ingigantivano nell’avvicinarsi al mio volto digrignando le fauci ripugnanti dalle arcate incastonate di denti difformi e asimmetrici ma aguzzi e bave mucillaginose che colavano staccandosi dal mento come perline evanescenti e non importava aprire gli occhi o nascondere il volto sotto le coperte per annullare l’orribile visione perché quelle forme impalpabili penetravano persistevano nella stanza soffusamente schiarita da una flebile luce di un lampione che riusciva a filtrare dalle stecche delle gelosie chiuse e attraversavano la coperta di shetland che avevo alzato sopra gli occhi come ultimo bastione di difesa e non mi rimaneva che accendere la luce e contare le ore interminabili che mi separavano dall’alba eppure quei mostri che vivevano nella mia cameretta riuscivano anche a farmi compagnia adesso lo so perché a nove anni li allontanavo dormendo a luce accesa rinunciando a fare amicizia e oggi che nessuna forma mostruosa sopravvive nella mia stanza priva di luce invasa da un nero inchiostro lavagna su cui non è possibile disegnare immagini l’unico mostro rimasto sono io questo lo so anche se lo vedo nitidamente quando ricordo le bocche bavose e digrignate che nell’infanzia cercavano di carpirmi mentre adesso albergano nella mia bocca mimetizzata impavida nelle ombre della notte in attesa di mordere il collo di una femmina giovane e tenera e strappare la carne solo per un interminabile e impagabile attimo di lussuria in cui tutti i miei organi s’intrecciano e si contorcono e la mente implode lasciando libero l’urlo immondo che sale dalle mie budella crescendo come un’onda di corpo che sgorga all’esterno in un grugnito non bestiale ma umano mentre una schiuma un rigurgito di vomito e sangue esce filando in una bava che scorre fino al mento e cade al suolo sotto forma di fulve stille e quando dopo anni di ricordi e morsi sono stato ammanettato e buttato sul pianale del cellulare ululando stizzito e pieno di livore mi sono ricordato di quando da bambino mi svegliavo urlando e piangendo affranto dal terrore di essere rimasto solo unico mostro possibile…
Il mio romanzo
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cazzo se fa male, un male familiare. senza fiato come i pensieri che corrono dietro la fronte quando scende la notte.
“come i pensieri che corrono dietro la fronte…” caspita che immagine! Vedo già un brulichio che scivola all’interno della mia testa 🙂
io me li immagino sempre così, tipo formiche 🙂
Formiche che camminano dentro la testa: mi sento male 😉
Credo che nell’infanzia sia un evento molto comune, trovarsi a contatto, di notte, con delle
immagini che impressionano la nostra mente, ma da adulti, in linea di massima, il buio d’inchiostro si vive con più serenità, in genere ristoratore dei pensieri assillanti del giorno.
Post piaciutissimo.
Un sorriso per te, Luxor,silvia
Confesso che mi piacque molto e mi piace ancora oggi. Le mie paure di bambino ma anche i miei mostri di adulto. Un po’ angosciante, confesso. Anche questo mi venne d’improvviso. scritto in poco tempo con pochissime correzioni. Grazie per averlo letto e per il bellissimo commento.